Nicolò – Ritiro di John Scott a La Yoga Shala

Quando Noelia ha chiesto se ci fosse un volontario per scrivere qualche riga sul workshop con John Scott, ho pensato potesse essere l’occasione buona per riflettere su quei tre giorni: sono stati talmente pieni di informazioni, energie, divertimento, che molti pezzetti ancora faticano a combaciare. (Ah, e risate, quante risate! E pure qualche lacrima.)

Inizio con uno spoiler: sono state ore trasformative, a tal punto che non guardo più la pratica con gli occhi di prima, ed anche il mondo fuori dal tappetino adesso ha un colore ed un sapore diversi.

Provo a spiegare in parole quello che è fortissimo a livello intuitivo partendo dal titolo del workshop del venerdì sera: Atha e Prana.

Atha, la parola che apre gli Yoga Sutra, a prima vista è quasi banale: qui, ora, dunque. Ma scavando un po’ ci avviciniamo a qualcosa tipo “adesso che abbiamo una conoscenza di base (possiamo iniziare) sotto i migliori auspici”. 

Prana invece arriva molto dopo, quasi alla fine del primo Pada, e in quel Sutra significa “respiro (tramite il controllo del quale possiamo controllare la mente)” – uno potrebbe quasi perderselo, se non fosse che dei metodi che Patanjali propone è l’unico alla portata di tutti noi.

Ecco, prima Johnny ci ha chiesto, anzi, ci ha convinti, quasi obbligati, ad essere Atha, presenti con tutta la nostra gioia e i nostri Samskara: “Adesso vi farò innamorare di me e, quando lo sarete, infrangerò tutte le vostre certezze”.

 

La traduzione è maccheronica ma il concetto è quello. Ha parlato in modo da toccarci nel profondo, ha risposto alle nostre domande inespresse tracciando una strada, ci ha accompagnato sul tappetino. E mentre stavamo praticando, un passetto alla volta,

ci ha fatto mettere in dubbio molto, moltissimo di quello che sappiamo sulla nostra pratica quotidiana, sul conteggio, sull'anatomia del corpo che entra ed esce da un Asana, e poi su chi siamo, sugli occhi con cui guardiamo il mondo e noi stessi.

Ci ha cucinati a puntino e, al momento giusto, ci ha mostrato lo strumento per risolvere le contraddizioni, per avanzare nella nostra ricerca, per stare meglio nella vita di tutti i giorni, per rendere davvero la pratica degli Asana una collana di fiori: il respiro.

Prana

La cosa incredibile è stata constatare quanto questo semplicissimo messaggio: conta, respira – possa toccare e trasformare in profondità.

Attraverso il respiro ed il conteggio siamo divenuti UNO, in certi istanti eravamo un unico respiro con un unico corpo. E quando è venuto il momento di rompere l’incantesimo, ricadere ognuna ed ognuno di noi nel nostro Sé, la sensazione è stata simile ad uscire dalle acque di un fiume: quando si è uguali a prima, eppure differenti, lucenti dell’acqua e delle energie assorbite.

Ci sarebbero tantissime altre cose da dire, dalla forza di un Pranayama in grado di provocare visioni psichedeliche, al canto ipnotico di Jai Jai Shiva Shamboo guidato dall’ukulele di Isabella e dalla voce di Barbara – le sue fantastiche assistenti. Gli aggiustamenti e i consigli nella pratica degli Asana. La potenza del Full Vinyasa. Le lacrime dell’ultimo giorno, quando nessuna e nessuno di noi voleva alzarsi. Non mi dilungo sui dettagli, chi c’era li conosce, e a chi non c’era lascio la curiosità di venire a conoscere Johnny e i suoi insegnamenti di persona al prossimo workshop.

Ma mi piace concludere con un’immagine, quella dello spazio sacro della Shala di via Domenichino. In cui per qualche minuto il parquet si è trasformato nell’acqua limpida di un laghetto. E chi si fosse trovato ad osservarlo dall’alto avrebbe visto galleggiarvi sopra 40 fiori di loto, meravigliosi nel loro sbocciare.

Sciaobelli! 

(Come sempre, e stavolta ancora di più, un senso di profonda gratitudine e rispetto per chi ha lavorato e sì è data e dato da fare perché tutto questo fosse possibile. Johnny, naturalmente. Elena, una guida severa e leggera, inflessibile e scherzosa al tempo stesso. Barbara e Isabella, quanta luce! Sara, Simo, Andre, Ale, Noelia, Bea, e chissà chi dimentico – grazie! E grazie naturalmente ad ognuna ed ognuno di noi che abbiamo solo partecipato, e reso possibile questa esperienza a tratti davvero trascendentale.)

Nicolò

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