“Conquistare” le posture

Scritto da NOELIA BAQUERIZO

Questa settimana sono riuscita per la prima volta a scendere in ponte da sola. Ho dovuto fare un grande lavoro di schiena per arrivarci, ho una scoliosi doppia, il che ha reso il percorso a tratti faticoso. Negli ultimi mesi, il mio unico blocco era la paura di farmi male nel lasciarmi andare indietro con le mani, anche se sapevo che prima o poi sarei riuscita a farlo.

Quando avevo 6 anni ho fatto ginnastica artistica per un periodo breve, e fin da quel momento avrei voluto fare il ponte in questo modo. Ogni giorno, quando non riuscivo a lanciarmi indietro fino a toccare per terra con le mani pensavo: “quando riuscirò a farlo significherà che mi fido completamente di me stessa”.

È sempre curioso analizzare cosa c’è dietro all’ambizione di “conquistare una postura”, nel mio caso pensavo che riuscire a fare X nella mia pratica volesse dire aver conquistato Z nella mia vita quotidiana. Cosa che, in modo inconscio, è presente nella mia pratica: 

c'è una voglia di migliorare come persona attraverso la pratica, ed è proprio quella voglia una delle forze che mi porta sul tappetino ogni giorno.

Il fatto di non sentire un cambiamento immediato dentro di me quando ho fatto il ponte da sola per la prima volta, il non sentire una nuova e completa fiducia in me stessa, mi ha fatto vedere una bellissima verità della nostra pratica. Nello stesso modo in cui ogni giorno facciamo la stessa sequenza sul tappetino (ogni volta un po’ diversa), così come nel tempo questa ripetizione porta al miglioramento, la stessa evoluzione quotidiana accade anche dentro di noi.

Oggi non sono arrivata a un livello di fiducia assoluta in me stessa, ma piano piano, ogni volta che mi lancio indietro per fare il ponte, si aggiunge un granello di sabbia a quella fiducia che sto cercando. 

 

Ed è questa l'importanza nel fare la pratica in modo costante.

Quando smettiamo di praticare per un periodo, ci costa tantissimo rincominciare, ma non è solo dovuto a un “raffreddamento” del corpo. È anche un allontanamento da tutti i lavori emotivi e psicologici che la pratica ci porta a fare: trovare l’equilibrio nella vita, sviluppare fiducia in se stessi, l’aprirsi verso il mondo
 
Tutte cose che le posture ci fanno fare, prima a livello fisico: trovare l’equilibrio su una gamba in Utthita Hasta Padangusthasana, sviluppare fiducia nelle tue braccia quando ti lanci indietro per fare Urdhva Dhanurasana, aprire il petto in Maricyasana D.
 
La nostra pratica di Ashtanga Yoga ha radici molto più profonde; anche se quando pratichiamo riusciamo a essere belli quanto gli alberi più grandi e antichi, sotto la superficie c’è tutto un lavoro del quale spesso non ci rendiamo neanche conto. Ma è proprio la profondità di queste radici il nostro sostegno per fare ogni postura. 
Questa profondità si evidenzia con i cambiamenti più sottili all’interno di noi, che dopo portano a un cambio di mindset e poco dopo ti ritrovi con un set di abitudini nuove che non avevi mai pensato di avere.
 
Tenere una costanza nella pratica, qualunque essa sia, ci fa crescere a qualunque età. Io mi sono trovata 23 anni dopo a fare una cosa che volevo fare da quando avevo 6 anni, ma solo oggi sono pronta per farlo e posso sostenerla grazie a tutto quello che la pratica mi ha dato. La prossima volta che riesci a conquistare una postura,  

anziché domandarti “Cosa segue?”, chiediti “Cosa sto costruendo?” e “Perché adesso riesco a fare questa postura e non prima?”

Buona pratica a tutti,
Noe
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